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Acciaio: la guerra manda in crisi il mercato dei prodotti piani

Acciaio: la guerra manda in crisi il mercato dei prodotti piani

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Il prodotto più colpito sono le bramme, che in Italia vengono trasformate in lamiere da treno e coils. Toccati prezzi senza precedenti.

 

Sostituire le forniture dall’Ucraina non sarà semplice. Se ne è parlato nel webinar di siderweb – La community dell’acciaio – “Russia-Ucraina: l’impatto sul mercato dei piani”.

 

Se per i prodotti piani in acciaio al carbonio e legati «si potrà coprire abbastanza facilmente quel 6% di mercato italiano lasciato scoperto dalle forniture mancanti da Russia e Ucraina, in tutto circa 650mila tonnellate annue, non sarà per nulla semplice trovare nuovi canali di approvvigionamento per le bramme». È quanto è emerso dall’analisi che Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, ha illustrato nel corso del webinar “Russia-Ucraina: l’impatto sul mercato dei piani”, organizzato dalla community dell’acciaio.

 

Dei 2,5 milioni di tonnellate di bramme importati dall’Italia, 433mila tonnellate arrivano dalla Russia, cioè circa il 17%; il mercato italiano copre solo il 5,5% dell’export russo di questo prodotto. Dall’Ucraina l’Italia importa 1,9 milioni di tonnellate di bramme (il 75% del totale), che rappresentano il 63% dell’export ucraino di questo semilavorato. «Circa l’80% delle bramme importate dall’Ucraina – ha spiegato Ferrari – è destinato per il 62,5% alla produzione di lamiere da treno e per il 37,5% alla produzione di coils da parte di due laminatoi presenti in Italia del gruppo siderurgico ucraino Metinvest. Il restante 20%, insieme alle importazioni dalla Russia e da altri Paesi, in tutto circa 980mila tonnellate, è destinato ad altre imprese italiane produttrici di piani».

 

Come sostuire questi volumi? La possibilità di sostituire questi volumi con l’import da altri Paesi teoricamente esiste, ma i problemi sono di non facile risoluzione: tra i principali, i tempi e i costi delle consegne; la qualità dei prodotti; il loro formato. «Ci si potrebbe rivolgere agli altri grandi esportatori, come Brasile e Giappone. Ci sono però due grandi svantaggi: la distanza geografica – ha spiegato Ferrari – e rapporti commerciali non consolidati, pressoché a zero». La soluzione più semplice sarebbe guardare al blocco europeo di produttori (Germania, Polonia, Francia) «dove gli acquisti italiani oggi sono molto bassi. Ovviamente non si può pensare di sostituire tutti i volumi mancanti, ma si possono costruire rapporti commerciali» secondo Ferrari.

 

E i prezzi? Una situazione di shortage improvviso che ha portato i prezzi delle lamiere da treno a subire un vero shock. «Oggi il prezzo è di 1.900 euro/t, in circa 5 settimane è salito di 850 euro. E il trend sembra ancora in crescita: nell’ultima settimana l’aumento è stato di circa 100 euro» ha illustrato Ferrari. Dal 2011 al 2020, la media era stata di 571 euro/t. Il picco più alto lo si era toccato a maggio-giugno 2021, con circa 1.050 euro/t.Aumenti fuori scala anche per i coils sul mercato nazionale. «I coils a caldo, oggi a 1.350 euro/t, sono intorno al triplo della media storica 2009-2020 (466 euro/t) e 200 euro sopra il massimo storico precedente dell’estate 2021» ha ricordato Ferrari.