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Acciaio: il Nord-Ovest cresce, ma con meno forza dell’Italia

Acciaio: il Nord-Ovest cresce, ma con meno forza dell’Italia

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Preoccupa il rallentamento della domanda, valore aggiunto e indebitamento da monitorare secondo i numeri contenuti in Bilanci d’Acciaio 2022 di Siderweb.

 

La filiera dell’acciaio della Liguria e del Piemonte (successivamente indicati come Nord-Ovest) nel 2021 ha visto una crescita di fatturato, valore aggiunto ed Ebitda inferiore alla popolazione nazionale di imprese siderurgiche. In particolare, se giro d’affari e valore aggiunto nel 2019 erano in una situazione migliore rispetto all’Italia, a fine 2021 erano su livelli leggermente inferiori. L’indebitamento è maggiore, ma si sta avvicinando al contesto nazionale. Dal punto di vista della redditività ci sono spazi di miglioramento.

 

Lo ha rilevato l’analisi di Siderweb – La community dell’acciaio basata sui numeri contenuti in Bilanci d’Acciaio 2022. Lo studio ha analizzato i bilanci 2021 di oltre 5mila imprese dell’acciaio, dalla produzione all’utilizzo, per fotografare la situazione economico-finanziaria e patrimoniale della filiera, presentata a Genova l’analisi incentrata sul comparto del Nord-Ovest, con l’evento dal titolo “Acciaio & logistica: un binomio indissolubile”, organizzato da siderweb e sponsorizzato da BPER Banca, COFACE e Regesta.

 

L’ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA – Le 202 imprese del Nord-Ovest, pari all’11% del totale della popolazione nazionale esaminata, nel 2021 hanno prodotto un fatturato di 5,821 miliardi di euro. Giro d’affari che rappresenta però solo il 7% del totale; le aziende hanno quindi dimensioni più piccole della media italiana (fatturato medio di 28,5 contro 44 milioni di euro). La variazione rispetto al 2020 è stata del +55%, contro il +62% dell’Italia. La produzione e il rottame sono in linea con la popolazione nazionale; la differenza in negativo è fatta da distribuzione e centri servizio, cresciuti di 20-25 punti in meno della media italiana.

 

L’Ebitda dell’area ammonta a 510 milioni di euro. È salito dal 6,7% del fatturato del 2019 all’8,8% nel 2021; una crescita inferiore rispetto alla popolazione nazionale (dal 5,4 al 9,0%). I risultati migliori in termini relativi sono quelli di produzione e lavorazione delle lamiere.

 

Il reddito netto è di 229 milioni di euro. È salito al 3,9% del fatturato (contro il 4,5% dell’intera popolazione nazionale di imprese).

l valore aggiunto del Nord-Ovest (890 milioni di euro) è cresciuto del 61% rispetto al 2020, contro il 70% dell’Italia, con quindi una dinamica peggiore. In dettaglio, nei cluster di produzione, rottame e lavorazione lamiere è aumentato meno rispetto al fatturato. Un elemento negativo dal punto della redditività industriale.

 

La redditività operativa complessiva (Roa) è del 7,7% (a livello nazionale è il 7,0%), con risultati di molto migliori anche rispetto al 2019.

 

Il rapporto di indebitamento complessivo del Nord-Ovest è passato da 2,0 nel 2019 a 1,8 nel 2021, avvicinandosi a quello medio nazionale (1,5). «Anche se c’è stato un discreto calo – ha sottolineato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb –, i centri servizio sono fortemente indebitati rispetto alla media italiana. Il cluster del rottame è l’unico ad aver fatto registrare un incremento del debito». È migliorata nel triennio la sostenibilità economica del debito «grazie alle marginalità. In prospettiva, però, potrebbero esserci problemi, a causa dell’aumento del costo del denaro».

 

LA CONGIUNTURA E LE PREVISIONI – La congiuntura siderurgica rimane difficile. I prezzi dell’acciaio sono in calo, i settori utilizzatori sono in rallentamento, ad eccezione di automotive e costruzioni.

 

La produzione italiana di acciaio grezzo, secondo Federacciai, è scesa del 10,8% tra gennaio e ottobre 2022; gli ultimi dodici mesi hanno visto undici segni meno. Inoltre, da giugno a oggi, il calo è stato per quattro volte superiore al 10%.

 

Tra gennaio e agosto 2022 l’export italiano di acciaio (ultimi dati Istat disponibili, materie prime e tubi compresi) è calato del 4,2% tendenziale (12 milioni di tonnellate, circa 522mila tonnellate in meno). Quanto all’import (20,5 milioni di tonnellate), nello stesso periodo è aumentato di circa 757mila tonnellate rispetto al corrispondente intervallo del 2021 (+3,8%). Il deficit commercialeè salito a 8,6 milioni di tonnellate.

 

Sul mercato internazionale, «l’onda negativa vissuta da fine maggio forse sta giungendo alla fine. Potemmo arrivare al 2023 con una situazione in miglioramento – ha spiegato Emanuele Norsa, analista di Kallanish e collaboratore siderweb -. Questo grazie a una stabilizzazione a livello internazionale e in particolare della Cina, che ha visto una leggera ripresa, soprattutto delle costruzioni. Una ripresa che si è vista immediatamente sulle materie prime e in particolare sul minerale di ferro».