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Acciaio: primo semestre archiviato in negativo

Acciaio: primo semestre archiviato in negativo

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Volumi e prezzi in sofferenza e non si intravedono, nel breve, spunti di crescita. Se ne è parlato questa mattina nel webinar di siderweb Mercato & Dintorni.

Domanda debole, prezzi tra lo stabile e il ribasso, margini in sofferenza. Il settore siderurgico nazionale ha archiviato un primo semestre negativo e non si intravedono, al momento, segnali che possano far pensare a un cambiamento della tendenza, che dura ormai da circa un anno.

 

È quanto è emerso questa mattina nel webinar di siderweb, Mercato & Dintorni, dedicato proprio alla congiuntura siderurgica.

 

La situazione nazionale ed europea è influenzata da ciò che sta accadendo sul mercato asiatico dell’acciaio, che è anticipatore dei principali trend globali. «La Cina, punto di riferimento per il mercato delle materie prime siderurgiche, nell’ultimo decennio ha interrotto la propria crescita e sta attraversando una forte crisi sul mercato immobiliare. La conseguente contrazione della domanda di acciaio si ripercuote sulle materie prime. L’India, invece, sta crescendo, anche piuttosto velocemente. Vedremo cosa ciò implicherà in termini di mercato» ha spiegato Achille Fornasini, siderweb e StatLab Università degli Studi di Brescia.

Quanto alla carica “core” da altoforno (minerale di ferro + carbone metallurgico), a inizio anno si è registrata una decisa crescita dei prezzi, «spinta dallo stoccaggio cinese» ha spiegato Fornasini. Poi c’è stato un crollo, che ha portato le quotazioni del minerale in primavera a scendere sotto i 100 $/ton. Ora, dopo una breve fase di lieve recupero, siamo di nuovo in una fase discendente. «Mi aspetto un piccolo rimbalzo nel breve, ma non una modifica del quadro complessivo del mercato» ha previsto. Per il rottame, materia prima principale della siderurgia da forno elettrico, com’è quella nazionale, la volatilità del prezzo è precipitata, a testimonianza dello «stato di domanda asfittica anche nella filiera dell’elettrosiderurgia. Mi aspetto di registrare una piccola ripresa di prezzo del rottame nazionale, con un allineamento a quello turco», che è il benchmark di mercato, «ma senza grandi cambi di tendenza».

 

PAROLA AGLI OPERATORI – L’amministratore delegato di Ferriera Valsabbia (Brescia), Ruggero Brunori, ha spiegato che «sono mesi difficili, la situazione è molto precaria, in Italia ma in particolar modo in Europa. La Germania non ha più finanziato e non sta investendo in infrastrutture, che erano il motore del Paese, dirottando gli investimenti verso la difesa». Ciò ha provocato, secondo il numero uno del produttore di tondo per cemento armato, «un rallentamento del consumo. A catena, poi, la tendenza si è estesa ad altri Paesi dell’Est. La situazione geopolitica sta condizionando tutti gli operatori economici d’Europa. In Italia, i lavori pubblici stanno andando avanti ma l’edilizia privata, in questo contesto di incertezza, tende a rinviare gli investimenti. Inoltre, particolarmente nella seconda parte del semestre, le condizioni metereologiche avverse, con le continue piogge, hanno causato ulteriori ritardi». Quanto al mercato dei lunghi da costruzione, «sono abbastanza fiducioso – ha concluso Brunori – che prezzi si riprenderanno e torneranno verso la normalità, con un consolidamento della domanda reale».

 

È stato un primo semestre complicato anche per i prodotti piani. Tommaso Sandrini, amministratore delegato di San Polo Lamiere (Parma) specializzato in lavorazione di coils e nastri in acciaio al carbonio, ha spiegato che «il primo semestre 2024 per il comparto è stato consuntivato in negativo del 10-20% per volumi processati e spediti. La dinamica dei prezzi racconta di un mercato stagnante e privo di spunti, che non trova una direzione. Le quotazioni sono “cost driven” e i produttori, oggi lamentano livelli di marginalità non adeguati, che a cascata riguarda tutta la filiera». È difficile comprendere perché la domanda sia così debole e senza spunti. «I cambiamenti geopolitici hanno celato finora – secondo Sandrini – il trend declinante della manifattura europea e italiana in atto da tempo e di cui oggi, con la cessazione del rumore di fondo, notiamo gli effetti negativi in modo molto palese. Mi aspetto fermate produttive estive abbastanza lunghe da parte dei produttori europei. Stiamo lentamente spegnendo capacità produttiva e sta proseguendo il declino dei volumi» ha detto ancora Sandrini, sottolineando come l’Ue, pur con un obiettivo legittimo, quello della riduzione delle emissioni climalteranti, stia «creando condizioni ostili all’attività produttiva. Il “Green Deal” europeo va radicalmente rivisto nei tempi e nelle modalità di implementazione».