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Acciaio: i prodotti piani sono i protagonisti del mercato con 9,72 mln di tonnellate

Acciaio: i prodotti piani sono i protagonisti del mercato con 9,72 mln di tonnellate

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Si registra un vivace dinamismo di prezzi e domanda con l’insorgere di possibili difficoltà per l’Italia nel 2021.

 

L’Italia ha una produzione di 9,72 milioni di tonnellate di prodotti piani. Ne esporta 5,70 milioni e ne importa 9,67; è quindi un Paese importatore netto di questo prodotto.

 

A fronte di un calo della domanda, dovuta al forte rallentamento dei settori utilizzatori registrato nel primo semestre 2020 (automotive e costruzioni in primis), l’output nazionale di prodotti piani si è contratto: tra gennaio e aprile del 18,2%, tra maggio e agosto del 23,6% su base annua (fonte Federacciai). Anche le importazioni di laminati piani, tanto dall’Ue che da extra Ue, hanno visto una contrazione: nei primi sei mesi dell’anno sono calate, in totale, del 29,1% tendenziale, fermandosi a 3,8 milioni di tonnellate. Hanno fatto eccezione solo la banda stagnata (+5,1% con 350mila tonnellate) e le lamiere (+1,3% con 153mila tonnellate).

 

È la fotografia scattata durante il webinar di siderweb Mercato & Dintorni dal titolo “Prodotti piani in acciaio al carbonio: le prospettive per il mercato italiano”.

 

Un importante passaggio per questi prodotti è atteso nei primi mesi del 2021, quando su scala globale si prevede un rimbalzo dei livelli di attività dei loro settori utilizzatori. L’anno prossimo «il comparto della produzione di laminati piani crescerà a un ritmo maggiore rispetto a quello dei prodotti lunghi. Ciò potrebbe creare un problema in Italia dal lato dell’offerta – ha dichiarato Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb -, viste le difficoltà e le incertezze sui livelli produttivi del principale player nazionale di laminati piani», e cioè ArcelorMittal Italia.

 

L’ex Ilva, «in base al piano industriale presentato alcuni mesi fa, nel 2021 non potrà espandere più di tanto la produzione di acciaio a causa di vincoli ambientali ed impiantistici. A ciò va aggiunto l’aggravamento della situazione economica della società, causata dal calo di redditività della gestione industriale – ha spiegato l’analista -, che ha provocato una perdita di 866 milioni di euro nel 2019. E in perdita dovrebbe chiudere anche nel 2020 a causa degli effetti della pandemia. Se ciò si verificasse, per l’azienda potrebbe sorgere la necessità di ricapitalizzazione della società (almeno 1,5 miliardi di euro)».

 

L’endemica necessità nazionale di importare prodotti piani, unita al possibile calo della produzione interna (o alla mancata crescita della stessa), «spingerà le imprese che utilizzano laminati piani – ha previsto Tosini – a ricercare altri fornitori, soprattutto all’estero dove esiste una sovraccapacità produttiva, in particolare nell’area asiatica».

 

L’ANDAMENTO DEI PREZZI – Le quotazioni dei coils a caldo in Italia sono risalite a partire da metà giugno, passando «dai minimi degli ultimi 4 anni, con il prezzo sceso sotto i 400 euro la tonnellata, ai massimi degli ultimi 15 mesi». In poco più di tre mesi, i coils a caldo hanno recuperato circa 90 euro la tonnellata, quasi 1 euro al giorno. «Un andamento di questo tipo non si vedeva da luglio 2017 – ha ricordato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi di siderweb -. Siamo di fronte a un movimento straordinario, per velocità e intensità». Proprio per questo, nel breve periodo è attesa una normalizzazione delle quotazioni.

 

LA PAROLA AL MERCATO – «Ritengo che la fase espansiva dei prezzi possa durare fino a dicembre, con una domanda che si sta ristabilizzando ai livelli pre-Covid-19 – ha dichiarato nel corso del proprio intervento Cesare Viganò, consigliere delegato di ArcelorMittal CLN Distribuzione Italia -. Un elemento che eliminerà quelle variazioni repentine di quotazione che abbiamo visto negli ultimi mesi, per raggiungere una nuova stabilità».

 

Intervistato dal direttore generale di siderweb, Lucio Dall’Angelo, Viganò ha aggiunto che «gli ordinativi hanno già sconfinato nel 2021» e che si andrebbe quindi verso un finale d’anno «di ritorno alla normalità di domanda e visibilità». Per il futuro, «molto dipenderà dal destino dell’ex Ilva e dalla sua gestione – ha concluso -. Ilva ha una complessità gestionale impressionante. Per cui, oltre agli aspetti finanziari, siamo concentrati sulla comprensione di cosa potrà accadere sul fronte della gestione industrial-siderurgica».

 

Nell’immagine: Cesare Viganò, Consigliere Delegato ArcelorMittal CLN Distribuzione Italia