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Acciaio: quale 2025?

Acciaio: quale 2025?

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Dopo un 2024 difficile, con una domanda latente e prezzi in calo, un possibile risveglio del mercato è indicato dagli operatori nel secondo semestre del prossimo anno.

Dopo un 2024 influenzato da diverse criticità, geopolitiche e congiunturali, e con prezzi in calo per buona parte dell’anno, a causa dalla latenza della domanda, le speranze di ripresa della filiera siderurgica sono proiettate nella seconda parte del prossimo anno.

 

Il sentiment degli operatori è stato indagato nel corso della tavola rotonda di Bilanci d’Acciaio 2024 dal titolo «Acciaio: quale 2025?», alla quale hanno partecipato Barbara Beltrame (vicepresidente di AFV Beltrame Group), Roberto de Miranda (membro del comitato esecutivo di ORI Martin) e Tommaso Sandrini (CEO di San Polo Lamiere), moderati da Emanuele Norsa (coordinatore contenuti di siderweb).

 

Secondo Roberto de Miranda per il settore degli acciai speciali, che hanno nell’automotive il proprio principale mercato di sbocco, «la prima parte dell’anno ha avuto una domanda buona rispetto al 2023 e, in generale, agli anni post-Covid. Invece, a partire dalla seconda parte del 2024 abbiamo assistito a un forte calo degli ordinativi. Normalmente, nel nostro comparto siamo abituati ad avere commesse profonde, cioè attorno ai sei mesi. Non vediamo oggi una ripresa di questi ordini e non abbiamo visibilità sul prossimo anno. Non capiamo quando potrà esserci una ripresa perché, rispetto al passato, ci sono troppi fattori esogeni che influenzano il mercato». E una delle principali scelte europee che stanno rallentando il settore è l’orizzonte 2035 per lo stop alla produzione di motori a scoppio: «I problemi legati a questa decisione li stiamo vedendo già ora e le prime conseguenza arriveranno nel 2025, quando saranno imposte multe per chi sforerà le soglie emissive stabilite dalle auto prodotte. Questo andrà a rallentare un mercato dell’auto già frenato», ha detto de Miranda. Un elemento di positività però è intravisto nel consumo apparente: «Sono ottimista perché a valle rispetto a ORI Martin sono quasi vuoti e, quindi, dovessero arrivare segnali di ripresa, sono certo che tornerà anche la vivacità del mercato».

 

Per quanto riguarda il settore dei prodotti piani, come ha spiegato Tommaso Sandrini, «c’è stato un calo dei volumi e sul 2025 non si intravede, ad oggi, alcuna forma di recupero. In questo momento, siamo difronte ad un problema preciso: un calo, continuativo e di lungo periodo del consumo reale di acciaio in Europa, ovvero stiamo spegnando i settori industriali e dobbiamo capire perché. Assistiamo a cali demografici significativi, minori investimenti in tecnologie, una governance europea che si sta rivelando inadeguata. Questo quadro ci preoccupa». Incognite che Sandrini rileva anche per quanto riguarda il green steel: «Sono pochi i prodotti che hanno avuto un successo così limitato come l’acciaio verde. È scomodo da dire, ma gli investimenti devono stare in piedi da soli e non perché lo impone il legislatore, ed è esattamente quello che stiamo vedendo anche con le scarse vendite delle vetture elettriche», ha continuato Sandrini. Per affrontare un futuro fatto di «richieste veloci e frammentate dovremo essere capaci di essere reattivi, tempestivi, nonché più efficienti, intervenendo sui processi». Inoltre, poiché «cambierà il contesto regolatorio di approvvigionamento, il livello di regionalizzazione nel 2025 diventerà enormemente più spinto. L’import avrà un ruolo marginale», ha concluso CEO di San Polo Lamiere.

 

Per il mondo dei prodotti lunghi, ha detto Barbara Beltrame, «i problemi del 2024 sono gli stessi che hanno influenzato l’andamento degli altri settori siderurgici. Il 2025 non sarà facile perché molte delle problematiche non sono dovuti a scelte fatte da noi, ma le abbiamo subite. Dobbiamo spingere e fare pressione in Europa affinché si cambino alcune decisioni, si faccia blocco comune per affrontare le sfide e le crisi internazionali. L’Unione europea deve agire il prima possibile per riuscire a salvaguardare e a mantenere sana e viva la sua industria». Per Beltrame, servirà puntare su nuove tecnologie, essere sempre aggiornati, anche per ampliare la gamma di prodotti e riuscire a soddisfare in ogni momento il cliente». In quest’ottica, il gruppo vicentino sta «installando una colata continua di produzione bramme da 300mila tonnellate annue in Italia». Impianto che, «se funzionasse, ci piacerebbe portare anche in Francia. Già qui in Italia abbiamo avuto un ottimo riscontro dai nostri clienti, che ci stanno chiedendo materiale. Speriamo di riuscire a soddisfare le richieste a partire dall’inizio del 2025», ha concluso la vicepresidente di AFV Beltrame Group.

Nella foto: Emanuele Norsa, Tommaso Sandrini, Barbara Beltrame e Roberto de Miranda