Ne abbiamo parlato con Stefano Ferrari, responsabile Ufficio Studi Siderweb per un approfondimento sulle materie prime, acciaio e leghe.
Le prospettive della domanda di acciaio appaiono positive, con i settori utilizzatori in Italia che nel 2022 dovrebbero tornare ai livelli del 2019. Dal punto di vista dell’industria siderurgica italiana si nota una dicotomia abbastanza curiosa: i prodotti lunghi recuperano dal punto di vista della produzione, ma sono i piani a mostrare i maggiori incrementi di prezzo. Secondo le previsioni, quest’anno l’attività dei settori utilizzatori aumenterà dell’11% rispetto al 2020, con un ritorno sopra al livello del 2019 già alla fine del 2022. In particolare, le costruzioni e gli elettrodomestici nazionali avranno i tassi di sviluppo migliori, superando già nel 2021 i livelli del 2019.
Alla luce di queste evoluzioni abbiamo intervistato Stefano Ferrari, responsabile Ufficio Studi Siderweb (nella foto) per anticipare i trend che ci attendono nei costi della materia prima acciaio, così presente in molti prodotti del comparto ferramenta
“Di base, l’elemento principale è lo scollamento tra la domanda e l’offerta. Oggi l’offerta di acciaio è inferiore alla domanda e quindi è partita una corsa all’accaparramento per alcuni prodotti con consegne molto lunghe o difficoltà a reperire la materia prima. Questo spinge la crescita dei prezzi, una spinta accelerata da alcuni avvenimenti internazionali accaduti in passato come l’innalzamento di barriere commerciali da parte degli USA (che ricordiamo hanno messo dazi all’import di materiale di acciaio).
Essendo gli Stati Uniti il primo importatore mondiale di acciaio, l’Europa ha temuto che questi dazi avrebbero deviato forti volumi verso la propria area, danneggiando l’industria europea. Ha quindi inserito un sistema di salvaguardia contingentando i volumi deviabili nel proprio continente. Ovviamente queste barriere possono rappresentare un ulteriore elemento di criticità in una fase di carenza di disponibilità e di limitazione delle quote.
Quello che ci ha colpito è che venivano da un lungo periodo di relativa stabilità nei prezzi ed è come se la pandemia (in maniera del tutto inattesa) abbia rappresentato un propulsore di queste variazioni, amplificandole fortemente. Analizzando lo storico dei dati rilevati, è una cosa strana che i prezzi salgano così tanto, rispetto all’incremento della domanda”.