Acciaio: rottame sempre più raro e costoso, ma è indispensabile
La siderurgia italiana alla ricerca di preridotto. Se ne è parlato nel convegno «Materie prime tra sostenibilità e mercato» organizzato da siderweb – La community dell’acciaio.
Le sfide dell’immediato, legate al mercato. Questi gli argomenti della seconda parte del convegno «Materie prime tra sostenibilità e mercato» organizzato da siderweb – La community dell’acciaio.
Gli aspetti prospettici e strategici del mercato delle materie prime, «il futuro, i consumi, i prezzi e il tipo di materie prime utilizzate dalla siderurgia – ha spiegato Gianfranco Tosini, Ufficio Studi siderweb – saranno condizionati, oltre che da dinamiche congiunturali ed eventi straordinari, dai cambiamenti nel processo di produzione dell’acciaio». Due le strategie di decarbonizzazione allo studio: «Quella parziale, che prevede la riduzione delle emissioni di CO2, anche con la sua cattura e il suo stoccaggio; quella piena, senza emissioni di CO₂, producendo acciaio con l’idrogeno, per alimentare l’altoforno od ottenere il DRI per il forno elettrico. Sono due anche gli ostacoli da superare: la necessità di utilizzare quantità sensibilmente maggiori di elettricità generata da fonti rinnovabili e l’insufficiente disponibilità di rottame». Perciò si farà ricorso in modo massiccio al preridotto, ma una «significativa espansione della produzione di DRI, combinata con la tendenza a utilizzare minerale di ferro di alta qualità nella produzione di acciaio con ciclo integrale, potrebbe portare a una carenza di materia prima nei prossimi anni». La via per una completa decarbonizzazione, quindi, «è ancora lunga – ha concluso Tosini – e andranno risolti alcuni nodi cruciali legati alla disponibilità di materie prime adatte, di energia rinnovabile in quantità sufficiente per alimentare gli impianti, la carenza di rottame e la sostenibilità economica».
Sull’andamento delle quotazioni delle materie prime si è concentrata l’analisi di Emanuele Norsa, Kallanish e collaboratore siderweb: «Il prezzo del rottame nel 2022 è stato sottoposto a una forte volatilità. Allo scoppio della guerra in Ucraina, le quotazioni sono infatti salite in maniera molto decisa sino a toccare nuovi record, mentre da aprile il prezzo è caduto». Il minerale di ferro, invece, «sembra aver trovato una certa stabilità, attorno a 120-150 dollari la tonnellata». Questo, nelle settimane seguenti all’invasione russa dell’Ucraina, «aveva portato lo spread tra minerale e rottame ai massimi storici, sopra i 500 dollari la tonnellata, per poi riscendere a circa 200 dollari la tonnellata. Un aumento del costo relativo del rottame rispetto al minerale che è destinato a proseguire anche in futuro, in quanto la rivoluzione green europea e la tendenza della Cina a incrementare la quota di mercato dei forni elettrici porterà a un maggior consumo di rottame».
Relativamente al tema della sostenibilità, vantaggi per il clima provengono anche dal riutilizzo degli imballaggi in acciaio: «I dati di raccolta e di avvio al riciclo – ha detto Domenico Rinaldini, presidente di RICREA – sono estremamente positivi. Da anni abbiamo raggiunto un tasso di riutilizzo oltre il 70%, un obiettivo che la relativa direttiva europea chiede di essere raggiunto nel 2025. Siamo quindi in anticipo rispetto agli obiettivi indicati. Inoltre, negli ultimi anni stiamo consolidando il nostro tasso di riciclo attorno all’80%, il cui raggiungimento è stato indicato dalla Ue al 2030. I dati sono dunque confortanti e confermano la bontà del sistema CONAI, al quale aderisce anche il Consorzio RICREA e che si sta dimostrando un’eccellenza a livello continentale».