
Con Vanessa Pesenti, vice presidente ANCE nazionale e presidente Ance Bergamo, abbiamo ripercorso l’evoluzione degli incentivi governativi legati al mondo dell’edilizia.
Negli ultimi mesi, i bonus edilizi hanno rappresentato per la filiera, al tempo stesso, un’interessante opportunità e un forte condizionamento economico tra cessione del credito e speculazioni sul prezzo di materiali e prodotti di edilizia e ferramenta. Dopo le recenti modifiche normative, quale scenario ci attende nei prossimi mesi? Lo abbiamo chiesto a Vanessa Pesenti, vice presidente ANCE nazionale, con una forte competenza verticale maturata in particolare sul Superbonus 110% in un intervista in uscita in Ferrutensil di luglio-agosto. Ecco alcune anticipazioni.
Ripercorriamo insieme le evoluzioni dei bonus edilizi e in particolare del Superbonus 110 negli ultimi mesi…
Un po’ difficile ricordarle tutte, e proprio questo è stato uno dei grossi limiti della misura. Basti pensare che, nei due anni e mezzo in cui il Superbonus è stato in vigore, ci sono stati oltre 20 interventi normativi, in media una modifica ogni 45 giorni, e tutti significativi. L’ultimo, disastroso, è quello dello scorso febbraio contenuto nel DL “cessioni” che ha eliminato la cessione e lo sconto in fattura. In pratica gli elementi che avevano garantito il successo dei bonus. Perché è indubbio che si sia trattato di una misura di successo, sia perché ha fortemente contribuito al rilancio del nostro settore dopo il periodo tragico dell’emergenza sanitaria, sia perché, altrettanto fortemente, ha sostenuto la politica di riqualificazione degli edifici. In questi due anni e mezzo è cresciuto l’interesse delle famiglie per un uso efficiente delle abitazioni, è aumentata l’attenzione per i consumi energetici delle case e la loro fruibilità.
Le continue e improvvise modifiche alla normativa hanno però creato confusione e preoccupazione negli istituti di credito e negli operatori finanziari che hanno rallentato o bloccato del tutto le attività di acquisto dei crediti. Tutto questo ha determinato, per imprese e famiglie che ancora stanno aspettando risposte concrete, l’impossibilità di cedere i crediti maturati. Ma questo significa aziende in forte difficoltà per mancanza di liquidità e blocco dei cantieri, con inevitabili ricadute sull’occupazione.
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A che punto siamo oggi nell’efficienza degli edifici in Italia? Quanto c’è ancora da fare?
Se pensiamo alla “Direttiva case green”, gli interventi riguarderanno oltre 9 milioni di edifici residenziali (su 12,2 milioni complessivi) che sono particolarmente energivori e quindi non in grado di garantire le performance energetiche richieste dalla norma, con un ritmo di riqualificazione di circa 180.000 edifici all’anno, vale a dire un ritmo simile a quello raggiunto negli ultimi due anni con Superbonus e cessione del credito. Con il sistema di incentivi in vigore fino al 2019, il ritmo di riqualificazione era inferiore ai 3.000 edifici all’anno.
È evidente la necessità di intervenire con misure non più straordinarie o emergenziali, bensì con programmi, fondi e risorse, coerenti con il quadro di finanza pubblica e in grado di determinare un sostegno al mercato delle costruzioni e delle ristrutturazioni edilizie, che sia permanente e sostenibile nel tempo, premiando, a regime, chi investe nell’efficientamento e nella messa in sicurezza del proprio immobile. Non si può immaginare di far pagare la transizione ecologica solo alle famiglie.
(continua in Ferrutensil di luglio-agosto)