
Il building diventerà un gestore di servizi di energia, salute, sicurezza, comfort
In Europa si sta ponendo particolare attenzione alla riduzione dell’impatto degli immobili sull’ambiente, con specifici obiettivi di decarbonizzazione entro il 2030.
Nel vecchio continente, infatti, secondo i dati di Energy&Strategy-Politecnico di Milano, l’85% degli immobili ha oltre 20 anni e al momento, solo lo 0,2% degli edifici ogni anno è sottoposto a ristrutturazioni profonde che ne riducano il consumo di energia di almeno il 60%. In Italia, poi, su un parco edilizio di circa 13,5 milioni di edifici, il 50% ha più di 50 anni.
Trainato dagli incentivi fiscali, il settore delle costruzioni, secondo Istat, registra – da oltre un anno – una crescita continua, che si riflette anche sull’occupazione (+1,4% nei primi tre mesi del 2022).
In questo contesto si aprono enormi opportunità per tutti i mercati coinvolti – progettazione, materiali, impianti, tecnologie. Tali interventi consentirebbero, infatti, di adeguare gli edifici alle nuove normative e traguardare gli obiettivi europei diminuendo l’impatto sul pianeta e riducendo i consumi energetici a favore di un maggiore comfort abitativo.
Se in uno scenario a lungo termine il building è destinato a trasformarsi completamente, divenendo un vero e proprio “gestore di servizi” (energia, salute, sicurezza, comfort), già nei prossimi anni il giro d’affari si prospetta importante: secondo le ultime stime di Energy&Strategy-Politecnico di Milano, nel 2026 gli investimenti messi in campo – analizzati in tre scenari (base, moderato e accelerato) – andranno da un minimo di 10,7 a un massimo di 21 miliardi di Euro e interesseranno dai 110.000 ai 230.000 immobili.