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Competenze dal MISE agli Affari Esteri? FederUnacoma contraria al progetto

Competenze dal MISE agli Affari Esteri? FederUnacoma contraria al progetto

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FederUnacoma vede nei nuovi assetti organizzativi un elemento che può rallentare e indebolire in nostro sistema.

 

L’ipotesi avanzata dal Ministro Di Maio di attribuire al suo nuovo dicastero le competenze su internazionalizzazione, commercio estero, fiere ed economia digitale non convince la federazione dei costruttori di macchine agricole, che vede nei nuovi assetti organizzativi un elemento che può rallentare e indebolire in nostro sistema.

 

Il passaggio di alcune importanti competenze dal Ministero dello Sviluppo Economico a quello degli Affari Esteri non promette vantaggi per le imprese, e comporta invece complicazioni sul piano dell’efficienza e dell’operatività. Questa la preoccupazione espressa da FederUnacoma (la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese costruttrici di macchine per l’agricoltura, la forestazione, la cura dal verde e la relativa componentistica) al progetto di dislocazione di attività quali commercio estero, internazionalizzazione, fiere e lotta alla contraffazione che sono d’importanza primaria per i comparti industriali e che non possono subire scossoni dal punto di vista strategico e organizzativo.

 

FederUnacoma, che rappresenta un settore importante della meccanica italiana, con oltre 11 miliardi di fatturato e una quota di export pari al 70% della produzione, ha proprio nell’innovazione di prodotto, nella internazionalità e nella realizzazione di eventi fieristici i suoi punti di forza, e sottolinea la necessità che queste attività vengano presidiate dal Governo con la massima efficienza in un momento così critico per l’economia del Paese.

 

“Il motivo per il quale si è proceduto in tempi rapidi alla costituzione di un nuovo Esecutivo – commenta il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti – è stato proprio il bisogno di dare continuità all’azione di Governo e questo contrasta con il blocco dell’operatività che sarebbe inevitabilmente legato ai riassetti organizzativi”.