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Diritto alla riparazione: Confartigianato commenta la nuova Direttiva Ue

Diritto alla riparazione: Confartigianato commenta la nuova Direttiva Ue

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Il 30 luglio è entrata in vigore la Direttiva europea 2024/1799 recante norme comuni che promuovono la riparazione dei beni e ora gli Stati membri dell’Ue hanno 24 mesi di tempo per recepirla.

Per Confartigianato, la direttiva rappresenta una tappa per promuovere un’economia più sostenibile e circolare e apre prospettive per rilanciare l’attività dei piccoli riparatori indipendenti, creando per i consumatori un’alternativa alla cultura dell’“usa e getta”.

 

Nel settore delle riparazioni operano 141mila artigiani e piccole con 386mila addetti (dagli impiantisti ai sarti, dagli autoriparatori ai manutentori di ascensori fino ai riparatori di elettrodomestici e agli orologiai).

 

Da molti anni Confartigianato chiede che i riparatori indipendenti di beni personali e per la casa possano operare alle stesse condizioni dei riparatori autorizzati, vale a dire con il diritto di accedere liberamente a tutti i pezzi di ricambio e agli strumenti e alle informazioni tecniche fornite dai produttori.

 

Questo permetterebbe di eliminare le barriere e le disparità di trattamento che ancora oggi ostacolano migliaia di artigiani e piccole imprese nella loro attività sul mercato delle riparazioni.

 

Confartigianato confida in un’applicazione rapida e soprattutto sensibile alle aspettative delle piccole imprese italiane attive nei settori della riparazione.

 

“Nel testo iniziale della proposta di Direttiva Ue – ha sottolineato il Presidente Granelli – c’erano questi principi. Alla fine, però, il testo della direttiva definitivamente approvato a luglio rimane ambiguo sull’accesso ai pezzi di ricambio da parte dei riparatori indipendenti e i prodotti riparabili sono pochi. Confartigianato auspica che, in fase di recepimento della direttiva in Italia, venga garantita effettiva equiparazione di condizioni tra riparatori indipendenti e autorizzati, garantendo l’accesso ai pezzi di ricambio, siano introdotti incentivi ai consumatori per favorire la riparazione dei prodotti, venga ampliata la lista dei prodotti riparabili“.

 

La direttiva deve agevolare le imprese. “Quindi – raccomanda Granelli – strumenti come la piattaforma per la riparazione o il modulo europeo di riparazione non devono tradursi in nuovi oneri amministrativi”.