
Pubblicato lo scenario economico 2020 a cura del centro studi di Federchimica. Nel 2019 la produzione chimica in Italia mostra un moderato arretramento.
E’ stato pubblicato lo scenario economico 2020 a cura del centro studi di Federchimica; nel 2019 la produzione chimica in Italia mostra un moderato arretramento (-0,4% annuale nei primi 10 mesi, stimato anche per la chiusura d’anno) in un contesto di più marcata contrazione del settore a livello europeo (-0,8%) determinata, in particolare, dal forte calo della Germania (-3,4%). Mantengono un’intonazione positiva solo il largo consumo (alimentare, detergenza e cosmetica) e, in parte, il cuoio.
I segnali di ripartenza, intravisti a inizio 2019, si sono rivelati un mero ciclo scorte e la restante parte dell’anno ha confermato una situazione di diffusa debolezza della domanda di chimica. Il settore risente del crollo del settore auto che, nei mesi più recenti, mostra, al più, timidi segnali di assestamento. Gli unici settori in terreno positivo sono i consumi non durevoli e le costruzioni anche se, in questo caso, i segnali sono discontinui, disomogenei sul territorio nazionale e comunque limitati in relazione alla gravità di una crisi decennale.
La relativa tenuta dell’Italia si riconduce, in parte, alla specializzazione nei settori della chimica fine e specialistica, che rappresentano il 58% della produzione (11 punti % in più della media europea) ed evidenziano un andamento meno negativo della chimica di base.
I segnali di ripartenza, intravisti a inizio 2019, si sono rivelati un mero ciclo di ricostituzione delle scorte e non hanno trovato conferma nella restante parte dell’anno che continua a mostrare andamenti erratici. In assenza di solidi segnali di svolta e tenuto conto dei possibili fenomeni di alleggerimento dei magazzini da parte dei clienti nell’ultimo trimestre dell’anno (come era avvenuto in modo marcato anche sul finale del 2018), si stima per il complesso del 2019 un calo della produzione chimica in Italia pari allo 0,4%.
Il clima di persistente incertezza si traduce in ordini della clientela frammentari e altalenanti con conseguenti difficoltà di programmazione e un significativo aggravio di costo per le imprese chimiche.
Le vendite sui mercati esteri – che negli anni passati avevano rappresentato un solido fattore di traino – risultano in calo (-1,7% in valore nel confronto annuo) guidate dal mercato europeo (-2,8%) che assorbe oltre il 60% delle esportazioni complessive. In presenza di un cambio euro/$ favorevole, le vendite sui mercati extra-europei sono, nel complesso, stagnanti (+0,1%) ma mostrano, nei mesi più recenti, qualche segnale di risveglio.
Le prospettive per il 2020 rimangono dense di incertezze. La chimica subisce il bando delle plastiche monouso al quale si aggiungeranno gli effetti della plastic tax. Più in generale si moltiplicano iniziative, da parte di singole Istituzioni e operatori, penalizzanti e spesso prive di ogni fondamento scientifico. Preoccupano, inoltre, i rischi di un peggioramento della congiuntura tedesca e le dispute commerciali, che non coinvolgono solo USA e Cina ma si estendono anche all’UE. In particolare, non può dirsi completamente scongiurato il pericolo di dazi sulle importazioni americane di auto.
Anche escludendo un ulteriore deterioramento del quadro internazionale ed europeo, la produzione chimica in Italia, nel 2020, non potrà andare oltre la stabilità. Gli spazi di miglioramento della domanda sono esigui e condizionati al mantenimento di un clima di collaborazione tra Governo e Istituzioni europee. Limitate anche le possibilità di rafforzamento dell’export, data la debolezza dell’industria europea e i rischi di rafforzamento dell’euro.