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Federico Nessi, il sogno di diventare l’Esselunga dell’edilizia

Federico Nessi, il sogno di diventare l’Esselunga dell’edilizia

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FERRAMENTA YOUNG | Continua la rubrica dedicata alle giovani generazioni in ferramenta ed edilizia. In questo numero abbiamo incontrato Federico Nessi, la terza generazione del celebre gruppo dell’edilizia Eternedile diventato Eternoo.


Federico Nessi è nato il 21 settembre 1988, si è laureato con lode in Bocconi in management ed attualmente è amministratore delegato di Eternoo, dove ha cominciato la sua esperienza professionale ad inizio 2013. “Le mie passioni principali sono la musica (in particolare il rock), il cinema, la fotografia, l’arte in senso lato, il mondo dei motori, oltre al tennis come sport. – racconta Federico Nessi – Con riferimento al business sono anche molto appassionato di storie imprenditoriali, di cui leggo diverse biografie, marketing (mi appassiona in particolare il design dei loghi) e l’analisi dei bilanci”.

 

“Attualmente l’azienda è in fase di espansione – sottolinea Federico – perché abbiamo l’obiettivo di avere una copertura nazionale. Mio padre è entrato in azienda nel 1982 ed ha avviato il processo di crescita nel 1992 con l’apertura del secondo punto vendita a Bologna, a cui poi sono seguite nuove aperture ed acquisizioni che hanno portato l’azienda ad avere circa 25 punti vendita e 130 collaboratori, con un fatturato di circa 40 milioni nel 2013, anno in cui ho cominciato a lavorare insieme a lui. Da allora abbiamo accelerato in maniera importante lo sviluppo, portando l’azienda a superare i 200 milioni di ricavi nel 2023, con oltre 600 collaboratori, 67 punti vendita e 23 showroom Aqva Ceramiche, dedicate alla vendita di pavimenti, rivestimenti ed arredo bagno. La crescita è avvenuta principalmente per linee esterne, basti pensare che negli ultimi 3 anni abbiamo fatto una dozzina di acquisizioni. La più importante è senza dubbio quella del 2017, quando abbiamo rilevato da Saint Gobain l’azienda Vemac in Abruzzo, che contava allora 150 dipendenti. In un contesto macroeconomico dove le multinazionali estere comprano realtà italiane, è stato per noi motivo di orgoglio fare un’operazione al contrario da una realtà francese che sviluppa 50 miliardi di euro di ricavi. Sebbene il nostro sia un mercato B2B, ci piacerebbe poter diventare l’Esselunga dell’edilizia e non nascondo che Caprotti è stato per me fonte di grande ispirazione e lo è tutt’oggi”.

 

Cosa rappresenta per te l’azienda di famiglia?
“Lavorare per l’azienda di famiglia è innanzitutto una responsabilità, perché il rischio di dare per scontata l’azienda solo perché di famiglia può portare alla sua rovina. Il passaggio generazionale è un momento estremamente complesso, che spesso porta alla vendita o al fallimento dell’azienda. Di recente siamo stati premiati nella categoria ‘giovani imprenditori’ del premio ‘Di Padre in Figlio’ ed è stato per me e mia sorella Caterina un motivo di grande orgoglio, sia per il fatto che la giuria presieduta dal direttore del Sole 24 Ore era di grande profilo, sia perché questo premio in passato è stato riconosciuto ad aziende che hanno fatto la storia dell’imprenditoria italiana”.

 

Quando e perché decidi di entrare in azienda?

“Inizialmente non volevo entrare in azienda, perché avevo paura proprio della commistione tra azienda e famiglia; ho quindi deciso di intraprendere questo percorso senza aspettative, pensando che, se non mi fosse piaciuto, avrei fatto in tempo a cambiare. In realtà sono entrato fin da subito nelle dinamiche aziendali e vedere che il mio impatto generava dei cambiamenti tangibili, mi ha entusiasmato; devo chiaramente ringraziare mio padre per avermi concesso fin dall’inizio di applicare tutti i miglioramenti che mi venivano in mente, in particolare con riferimento ai processi gestionali, a scelte commerciali e di marketing”.

 

Quali complessità incontri in azienda nella gestione della continuità intra-generazionale?

“Mi piace parlare di “convivenza intergenerazionale”, perché il passaggio è un momento, mentre il vero banco di prova sono gli anni in cui si lavora fianco a fianco. La più grande complessità è riuscire a tenere separate le questioni famigliari dall’ambito lavorativo, anche se è chiaramente molto difficile, in particolare quando si hanno caratteri forti come il mio e quello di mio padre. La maturità di entrambi sta nel comprendere che al di là degli scontri fisiologici, alla fine il bene dell’azienda prevale su tutto e da questo punto di vista siamo totalmente allineati. In questo senso, l’ingresso di Caterina è stato fondamentale, perché decidere in tre diventa paradossalmente più semplice che decidere in due”.

 

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