
Ferramenta, ridisegnare le filiere di fornitura puntando sul Made in Italy è possibile?
Privilegiare il Made in Italy è una strategia che sulla lunga distanza potrebbe rivelarsi più sicura e redditizia.
Difficoltà logistiche, ripristino di Schegen nella libera circolazione delle merci in molte merceologie e decreti ministeriali sempre più stringenti stanno evidenziando tutte le criticità di filiere di approvvigionamento complesse e geograficamente lontane. Privilegiare il Made in Italy è una strategia che sulla lunga distanza potrebbe rivelarsi più sicura e redditizia.
Oggi siamo in piena emergenza, ma una volta che ci lasceremo alle spalle questo difficile momento economico sarà importante una valutazione lucida sulla possibilità di ridisegnare le procedure di approvvigionamento in certi settori, tornando a privilegiare i prodotti Made in Italy (e Made in Europe).
Rivedere le proprie filiere di approvvigionamento oggi può essere una prospettiva concreta nell’attuazione di una Decentralizzazione locale e Intelligente (come teorizzato da Walter Stahel, padre fondatore della Circular Economy), anche grazie all’affermazione di processi produttivi intelligenti con l’ausilio di automazione e robot collaborativi che consentano un costo del lavoro uguale, a livello globale. In questo modello economico il costo variabile non è più la manodopera, ma il rischio di fornitura, una criticità esplosa nell’emergenza sanitaria attuale. I modelli di business più redditizi sono quelli che prevedono Operations Locali, l’opposto cioè della globalizzazione.
Una pura utopia o una scelta strategica lungimirante e premiante sulla lunga distanza? Abbiamo rivolto questa provocazione a diversi attori nella produzione e distribuzione del nostro mercato, raccogliendo alcune interessanti osservazioni che qui sintetizziamo.
Dipende dal prodotto. La scelta di ridisegnare le filiere di approvvigionamento attingendo da produzioni nazionali e locali può essere realistica per referenze di elementi di meccanica e ferramenta, ricreando un tessuto produttivo di piccola e media impresa, cancellata dalla globalizzazione degli ultimi decenni, nella prospettiva di privilegiare la qualità e la certezza di disponibilità dell’articolo sul mero risparmio economico e puntando sul Made in Italy.
Per quanto invece concerne l’elettronica (parte essenziale di molti prodotti come elettroutensili, o batterie o sensori/componenti) abbandonare le linee di approvvigionamento asiatiche è oggi una pura utopia: la leadership assunta in questo settore dai Paesi asiatici, e il gap creatosi con l’Europa grazie a fortissimi investimenti destinati alla Ricerca & Sviluppo, rendono l’attuale situazione irreversibile. L’unica evoluzione possibile sarebbe invece ripartire il rischio, differenziando le forniture su Paesi diversi (India e Corea, oltre alla Cina) per ridurre il rischio di rottura di stock.