
Ikea riparte rinunciando alla cassa integrazione in Italia
Ikea rinuncia alla cassa integrazione per i suoi 21 stabilimenti in Italia e intende restituire i contributi a fondo perduto concessi dallo Stato Italiano.
Ikea, colosso svedese leader nella vendita di mobili, ha deciso di rinunciare ai sussidi di cassa integrazione perché il calo del fatturato è stato meno grave del previsto, il lavoro è ripreso ed è possibile guardare al futuro con speranza. L’azienda svedese ha risentito come tutti della crisi da coronavirus, ma il calo degli utili è stato solo del 10% a fronte del 70/80% preventivato dalla proprietà.
Una decisione che meraviglia positivamente, abituati ad un contesto in un contesto economico in cui molte aziende, di dimensioni importanti a livello mondiale, hanno determinato altre decisioni, con licenziamenti o chiusura di migliaia di punti vendita. E anche se fosse un’abile mossa di marketing, come ipotizzato da qualcuno, non ne possiamo che ammirare il valore concreto della decisione presa.
Ikea ha quindi deciso di non beneficiare dei sussidi in Italia e in altri Paesi come Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Irlanda, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna e Stati Uniti.
“Il Covid-19 ha avuto un impatto su ognuno di noi, come individui, colleghi, aziende e datori di lavoro – sottolinea il gruppo svedese – Abbiamo deciso di sospendere la procedura di accesso ai fondi per la Cassa Integrazione, inizialmente richiesti perchè anche se nessuno è in grado di prevedere con precisione l’evoluzione di questa situazione e tutte le sue conseguenze sul business, in questo momento possiamo guardare al futuro con una prospettiva di speranza”.