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La Direttiva “Case Green” secondo Assofermet ferramenta

La Direttiva “Case Green” secondo Assofermet ferramenta

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Allo stato di fatto il 35% degli edifici dell’UE ha più di 50 anni e quasi il 75% del parco immobiliare è inefficiente dal punto di vista energetico. Ne parla Assofermet ferramenta

 

Il Settore della Ferramenta in Italia ha registrato una performance contrastante negli ultimi anni, con una leggera flessione nei consumi nel 2023 a causa delle difficoltà economiche globali e locali, con un ritorno agli andamenti pre-Covid e con una dinamica costante anche nel 2024, senza particolari entusiasmi. Nonostante l’incertezza economica derivante dall’inflazione e dall’instabilità geopolitica, il Settore della Ferramenta si conferma una delle componenti chiave del comparto del “Fai-da- te” (DIY), delle costruzioni, del professionale e della manutenzione domestica.

 

Ecco alcuni spunti di approfondimento di settore partendo proprio dalla Direttiva “Case Green”.

 

La cosiddetta nuova Direttiva UE “Case Green” (la sigla è EPBD – Energy Performance of Building Directive) 2024/1275, per l’appunto relativa alle Prestazioni Energetiche nell’Edilizia, è stata pubblicata l’8 maggio 2024 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Con il cosiddetto Green Deal, proposto dalla Commissione nel 2019, i Paesi UE si sono infatti impegnati a rendere l’Unione climaticamente neutra entro il 2050 e a portare al 55% gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030.

 

La Direttiva UE 2024/1275 mira a:

– ridurre progressivamente le Emissioni di CO2 del Parco Immobiliare europeo;

– raggiungere l’obiettivo della totale Decarbonizzazione entro il 2050 attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio europeo e il miglioramento dell’efficienza energetica.

 

In Italia dovremo quindi emanare un apposito Decreto Legislativo di recepimento, con tutti i dettagli ritenuti necessari per applicare la citata Direttiva anche a livello pratico.

 

Si prevede, in generale, che gli Stati membri riducano il consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Il 55% di questa riduzione dovrà essere ottenuta tramite la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni peggiori. Saranno i singoli Paesi a definire nei rispettivi Piani nazionali come intendono raggiungere gli obiettivi UE previsti. Inoltre, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero dal 2030. Per raggiungere questi obiettivi, la Direttiva prevede l’applicazione di requisiti minimi di prestazione energetica di edifici e unità immobiliari di nuova costruzione ed esistenti. Secondo le prime stime, in Italia le ristrutturazioni dovranno coinvolgere:

– il 15% degli immobili in classe F e G entro il 2030;
– il 26% degli edifici di classe energetica più bassa entro il 2033.

 

Ciò significa che nel giro di pochi anni sarà necessario riqualificare oltre 500 mila edifici pubblici e circa 5 milioni di edifici privati con le prestazioni più scadenti.

 

A partire dal 2028 tutti i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero. Inoltre gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Tralasciando di entrare nel dettaglio degli aspetti relativi agli Edifici Pubblici e agli Edifici Non Residenziali, per gli Edifici Residenziali, gli Stati membri stabiliranno una traiettoria nazionale per la progressiva ristrutturazione del predetto parco edilizio (i Piani Nazionali di Ristrutturazione). Gli Stati membri dovranno garantire che il consumo medio di energia primaria in kWh/m2 anno dell’intero parco immobiliare residenziale:

a) diminuisca di almeno il 16% entro il 2030;

b) diminuisca di almeno il 20-22% entro il 2035;

c) entro il 2040, e successivamente ogni 5 anni, sia equivalente o inferiore al valore determinato a livello nazionale derivante da una progressiva diminuzione del consumo medio di energia primaria dal 2030 al 2050, in linea con la trasformazione del parco edilizio residenziale in un parco edilizio a emissioni zero.

 

In Italia sono presenti circa 12 milioni di edifici a uso residenziale, 12.187.698 secondo il censimento ISTAT del 2011, 12.420.403 secondo i dati riportati nella STREPIN (Strategia per la Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale) pubblicata nel 2021. Secondo i dati del censimento ISTAT del 2011, ai 12.187.698 di edifici a uso residenziale si aggiungono 1.576.159 edifici o complessi di edifici (pari all’11,5% del totale) a uso non residenziale, per un totale di 13.763.857 edifici o complessi di edifici utilizzati. Oltre il 60% di tale parco edilizio ha più di 45 anni, ovvero è precedente alla Legge 373/1976 (abrogata dal 1° gennaio 1991), prima legge sul risparmio energetico. A questo punto possiamo ritenere che il nostro settore potrà trarre vantaggio da questa prospettiva? Ed in che modo? Il primo passo è quella di studiarla a fondo e capire quali prodotti a magazzino disponiamo ed eventualmente quali nuove tipologie potranno essere inserite, tenuto conto che la GDO già da tempo si sta attrezzando per cogliere le sfide del Green Deal.