
La filiera siderurgica del Triveneto: area vitale per l’acciaio nazionale da 9,9 MLD di euro
Lo studio di siderweb ha analizzato i bilanci relativi al 2019 di oltre 5mila imprese dell’acciaio, dalla produzione all’utilizzo, per fotografare la situazione economico finanziaria e patrimoniale della filiera.
Così come l’acciaio nazionale, anche la siderurgia del Triveneto (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto) è reduce da un 2019 non entusiasmante dal punto di vista della redditività. In vista di un 2020 difficile a causa della crisi economica globale, e di un 2021 che potrebbe concludersi con valori inferiori al 2019, sono invece segnali positivi la diminuzione dei debiti e il rafforzamento patrimoniale.
Lo ha rilevato l’analisi di siderweb – La community dell’acciaio basata sui numeri contenuti in Bilanci d’Acciaio 2020. Lo studio di siderweb ha analizzato i bilanci relativi al 2019 di oltre 5mila imprese dell’acciaio, dalla produzione all’utilizzo, per fotografare la situazione economico finanziaria e patrimoniale della filiera. Il 3 dicembre 2020 è stata presentata l’analisi incentrata sul comparto del Nord Est, con l’evento digitale dal titolo “Il Nord Est siderurgico: tra seconda ondata e ripartenza”, organizzato da siderweb e sponsorizzato da UBI Banca, COFACE, Regesta e Dgs srl.
L’ANALISI – L’Ufficio Studi siderweb ha analizzato dal punto di vista economico finanziario i bilanci 2019 di 259 aziende del Triveneto. In totale hanno generato un fatturato di 9,9 miliardi di euro, in contrazione tendenziale del 4,7%.
«L’area – ha spiegato il responsabile Stefano Ferrari – vanta il 15,8% del totale delle imprese italiane del settore e genera il 18,2% del fatturato. Ne deriva che la dimensione media delle imprese nel Triveneto è maggiore che nel resto d’Italia, con 38 milioni di fatturato contro i 33 della media nazionale».
L’andamento del 2019, in termini di redditività, non è stato brillante: il valore aggiunto è diminuito del 3,1%; del 12% l’Ebitda e del 28% il risultato netto. «Rispetto all’Italia, il Nord Est ha fatto meglio per fatturato e valore aggiunto, mentre la riduzione dell’utile è superiore alla media nazionale» ha specificato Ferrari.
Entrando nel dettaglio dei singoli comparti in cui il campione è stato suddiviso (produzione, centri servizio, distribuzione di acciaio, taglio lamiera e commercio rottame), il settore che ha tenuto meglio è quello dei centri servizio mentre quello più in difficoltà è quello del rottame.
Dal punto di vista dell’indebitamento «la situazione mostra segnali di miglioramento per tutti i segmenti presi in esame ed è mediamente più sostenibile rispetto al resto d’Italia» ed il patrimonio netto «è cresciuto tra il 2018 ed il 2019». Da monitorare, invece, secondo Ferrari, il costo del lavoro «la cui incidenza sul valore aggiunto è cresciuta nel 2019 ed è mediamente di tre punti superiore al resto d’Italia».