Secondo l’ultima indagine 2017 presentata dall’Università Cattolica – LA SICUREZZA NEL RETAIL IN ITALIA – condotta dallo spin-off universitario Crime&tech in collaborazione con il Laboratorio per la Sicurezza e il supporto di Checkpoint Systems, 2,3 miliardi di euro all’anno è la stima delle perdite delle aziende italiane del retail a causa di furti e rapine. Una cifra che rappresenta in media l’1,1% del fatturato del settore, e che sale complessivamente a 3,4 miliardi di euro – quasi 60 euro ad abitante – se si conta anche la spesa in sistemi di sicurezza. Il report “La sicurezza nel retail in Italia” rappresenta lo studio più accurato su furti, rapine e nuovi sistemi di prevenzione ed è il risultato di un’analisi condotta su oltre 8mila punti vendita in tutta Italia, corrispondenti a circa il 12% del fatturato dell’intero settore.
Come sottolineano gli autori: “Lo studio combina dati quantitativi sui singoli punti vendita, condivisi direttamente dalle aziende, con informazioni raccolte attraverso un questionario compilato da 30 tra i più importanti gruppi retail italiani”. In particolare, sono state analizzate le variazioni delle differenze inventariali tra diverse aree geografiche e settori merceologici, e tra negozi in centri commerciali e in città. Inoltre, è stata fornita una panoramica sulle modalità di furto più comuni e sulle misure e tecnologie di sicurezza adottate dalle aziende intervistate.
Ecco i risultati più significativi (tratti da una sintesi dello studio):
– I settori dove si registrano le maggiori perdite sono l’Abbigliamento – Fast fashion, la Grande Distribuzione Organizzata e le Calzature e Accessori. Il focus sul Fai da Te evidenzia una spesa per la sicurezza pari allo 0,5% di media di fatturato (anno 2016). Le tre categorie di prodotto rubate per incidenza sul valore economico delle differenze inventariali sono: Elettroutensili, Lampadine, Interruttori elettrici
– Le regioni più colpite sono Campania, Puglia ed Emilia Romagna. Ma esistono alcune concentrazioni territoriali a maggior rischio, dalla bassa padana (tra Alessandria e Bologna), alle province di Bari e Brindisi, all’area compresa tra Napoli e Cosenza.
– I punti vendita situati nei comuni più piccoli e periferici, meno densamente popolati, con PIL pro-capite inferiore e tassi più alti di giovani e disoccupati registrano differenze inventariali maggiori. In media, le perdite sono più alte nei negozi in centri commerciali che in città.
– Tra le cause di perdita, prevalgono taccheggi e rapine ad opera di soggetti esterni, seguiti da furti interni (ad opera di dipendenti infedeli) e da quelli nella catena logistica.
– Sono in aumento i furti organizzati sia a opera di micro-bande di 2-3 persone che quelli compiuti da gruppi criminali (soprattutto sotto forma di intrusioni notturne). Le fasce d’età più ricorrenti dei “ladri di negozi” sono 18-25 e 26-40 tra gli uomini e le donne tra 26 e 40 anni. In termini di nazionalità, prevalgono i soggetti dell’Est Europa.
– In media, nel 2016, per ogni punto vendita del retail sono stati sventati 83 furti. Il numero è maggiore nel nord-ovest (Lombardia in testa) e nei grandi centri urbani, dove i retailer concentrano gli investimenti sulla sicurezza.
– La spesa sostenuta per le misure di sicurezza è in media dello 0,5% del fatturato, ma oscilla tra lo 0,1% e l’1,2% a seconda del settore e con differenze anche all’interno dello stesso comparto.
– Tra le misure di sicurezza più utilizzate troviamo i sistemi anti-taccheggio (EAS), la videosorveglianza e le guardie non armate, con differenze tra settori e a seconda dell’esposizione al rischio del singolo punto vendita.