La trasformazione digitale come cambiamento di senso
Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute, in occasione dell’anniversario Assofermet a Roma, ha proposto una riflessione sulla trasformazione digitale nel comparto distributivo ferramenta.
La trasformazione digitale è un vero e proprio cambiamento di senso. Un cambiamento di senso che impatta sulla società, sull’economia, sulle persone. Studiare le dinamiche di questo cambiamento e contribuire a coglierne le opportunità piuttosto che viverne le minacce è il filo rosso che accomuna tutte le attività di Stefano Epifani, docente universitario, e Presidente del Digital Transformation Institute che riunisce università, aziende ed istituzioni in attività di ricerca e divulgazione sui temi della trasformazione digitale.
In occasione dell’importante traguardo di celebrazione del 70° anniversario di Assofermet a Roma, questo dibattito è stato parte integrante del programma dei convegni e tavole rotonde proposte dall’associazione, dedicato a comprendere meglio attualità e prospettive di tutti i settori in cui l’associazione opera tra cui il comparto ferramenta.
Una svolta nelle strategie come ha sottolineato il presidente Assofermet Riccardo Benso: “Affrontando temi come digitalizzazione, protezionismo e prospettive per la distribuzione – spiega Benso – abbiamo voluto offrire ai nostri associati tre focus importanti su quei fenomeni che influenzeranno il nostro modo di operare anche in futuro. Lo spirito di fondo che ci ha animato è quello della volontà di poter proporre iniziative contaminanti che possano far dialogare l’associazione e la filiera anche con realtà molto diverse, perché si possano arricchire reciprocamente”.
Abbiamo coinvolto in merito, il professor Stefano Epifani esperto in digital revolution e relatore al Congresso Assofermet a Roma in un’ampia intervista che vi proponiamo in esclusiva nel prossimo numero di Ferrutensil. Ecco alcune anticipazioni…
La trasformazione digitale sta cambiando i paradigmi del mercato e della distribuzione. Quali sono i rischi e le opportunità a suo giudizio?
Essenzialmente, il rischio principale è rappresentato dal non riuscire a cogliere la dimensione del cambiamento né la direzione del cambiamento indotto dall’introduzione dei nuovi modelli di riferimento. Mi spiego: come è emerso nel corso del convegno Assofermet, la trasformazione digitale non è solo digitalizzazione dei processi, non basta quindi preoccuparsi di informatizzare i propri processi per essere in grado di governare questo tipo di sfida. Bisogna invece interrogarsi su come il cambiamento tecnologico impatti sulla società e come (e questo è l’interrogativo più importante) questo cambiamento nella società possa modificare il mercato, perché di fatto induce una mutazione nei suoi equilibri.
Cogliendo la direzione del cambiamento è possibile cogliere le nuove opportunità rappresentate dal riuscire ad intercettare nuovi mercati o riuscire a costruire un modello di relazione con il cliente che sia di maggiore efficacia.
Non possiamo tuttavia nasconderci il fatto che pensando al commercio in generale e al commercio al dettaglio nel settore ferramenta la vera sfida è come intermediare i nuovi canali trasversali come le piattforme e-commerce internazionali (Amazon, eBay) o verticali (ad esempio manomano) che pongono delle vere e proprie sfide per i commercianti tradizionali, che sono obbligati a star dietro a tale accelerazione. Soprattutto perché tanto nelle filiere b2c come nella dimensione b2b il cambiamento si porta dietro vantaggi e svantaggi dei processi di globalizzazione, e anche strutture di medie dimensioni cominciano a guardare con interesse alla possibilità di utilizzare un marketplace per commerciare con il mercato globale.
Come è possibile prepararsi a questo cambiamento epocale?
A mio giudizio, ci si deve muovere agendo su due leve: competenza e comprensione del mercato. Nel senso che da una parte, tutti devono adeguare il proprio livello di competenze. Per tutti si intendono gli attori coinvolti nelle filiera: gli operatori al dettaglio che devono ripensare il modo in cui interagiscono con il cliente, quelli b2b che devono ripensare anche alle modalità con cui riarticolano la filiera dell’offerta e come questo generi un cambiamento negli equilibri dei competitors, perché in questo percorso cambiano anche i competitors di riferimento, trovandosi di fronte uno scenario dell’offerta completamente nuovo.
Dall’altra, sul fronte delle competenze, comprendere poi come il digitale impatti sul proprio lavoro, diventa fondamentale. L’altro elemento è la capacità di ripensare quindi il proprio lavoro in virtù di questo nuovo contesto e in questo senso l’Italia – sia nella direzione b2b sia in quella b2c – si trova davanti a grandi difficoltà, perché la dimensione media delle azienda rende più difficile il passaggio generazionale e la cultura del management è legata ad un modello di azienda familiare.
Cosa è emerso nel Convegno di Assofermet Ferramenta a Roma?
Intanto è emersa una grande attenzione da parte degli operatori rispetto ad un tema che cambierà la struttura economica del comparto e il fatto che ci sia questa consapevolezza rappresenta un passo fondamentale. Il problema principale che si riscontra nei settori quando si trovano ad affrontare un cambiamento generato dalla trasformazione digitale, è proprio quello della mancanza di consapevolezza. E’ emersa anche grande proattività nella ricerca di soluzioni, nel cercare di capire come intermediare gli attori di piattaforma, come costruire piattaforme alternative a quelle consolidate e, in altri termini, (forse questa è la cosa più interessante), come l’associazione possa costruire risposte concrete a questo percorso di cambiamento, che genera riflessi non irrilevanti. Alcuni progetti emersi, non ultima creare marketplacemultistakeholder sono molto interessanti e in linea con i modelli di riferimento.
Ci si è resi conto che uno dei punti di forza di una struttura associativa può essere quello di costruire o supportare il sistema economico nella creazione di alternative concrete alle piattaforme internazionali, grazie alla creazione di accordi di filiera specifiche unita alla consapevolezza che dalle piattaforme di mainstreamingnon si può prescindere del tutto.
(continua…)