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L’elettrosiderurgia italiana è un campione mondiale di efficienza e decarbonizzazione

L’elettrosiderurgia italiana è un campione mondiale di efficienza e decarbonizzazione

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L’Italia ha già raggiunto gli obiettivi europei al 2025, secondo il Consorzio RICREA.

 

Le sfide di medio-lungo periodo sulla sostenibilità e quelle dell’immediato, legate al mercato. Questi gli argomenti al centro del convegno «Materie prime tra sostenibilità e mercato» organizzato da siderweb – La community dell’acciaio in collaborazione con il Consorzio RICREA e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che si è tenuto a Timoline di Cortefranca, in provincia di Brescia.

 

Tra i temi sui quali si sta concentrando il comparto c’è la necessità di rendere meno impattante la produzione di acciaio, come ha sottolineato il presidente di Federacciai e di Duferco Italia Holding, Antonio Gozzi: «L’elettrosiderurgia italiana è un campione mondiale di efficienza, qualità e decarbonizzazione, perché non c’è nessun Paese al mondo che ha l’80% delle proprie produzioni di acciaio fatte da forno elettrico e quindi totalmente decarbonizzate. Siamo la più grande macchina da economia circolare d’Europa e lavoriamo affinché il rottame europeo non prenda altre strade e non vada in Paesi con regole ambientali e sociali diverse dalle nostre». Per il presidente Gozzi, in prospettiva, «diventerà fondamentale assicurare a questa elettrosiderurgia virtuosa le cariche metalliche necessarie, in quanto queste materie prime saranno sempre più scarse e rare con l’aumento dei produttori europei che dal ciclo integrale passeranno al forno elettrico. Si creerà un problema di approvvigionamento e per questo si sta già lavorando a risposte di sistema, in particolare attraverso un’attività consortile di scouting per individuare i Paesi nei quali installare gli impianti di produzione di DRI (direct reduced iron o preridotto, ottenuto dal minerale di ferro, ndr)».

 

Un percorso green che ha intrapreso anche l’ex-Ilva di Taranto, come ha spiegato Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia: «La siderurgia, che contribuisce per oltre il 5% al volume di emissioni di CO2 su scala mondiale, ha un ruolo critico nel garantire il raggiungimento dei target stabiliti a livello internazionale. Il piano di decarbonizzazione del polo siderurgico di Taranto rappresenterà da questo punto di vista una best practice importante per tutto il settore».

 

«La siderurgia italiana – ha aggiunto Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile –, per la gran parte basata sul forno elettrico e il riciclo dei rottami, è circolare e a minori emissioni di CO₂ di quella dell’acciaio primario con l’altoforno. È possibile migliorare ulteriormente applicando le più progredite tecnologie disponibili, in modo esteso, per efficientare il consumo energetico e utilizzare sempre più elettricità da fonte rinnovabile e anche biogas e biometano. Non possiamo fare a meno di produrre anche una quota di acciaio primario, mettendoci sulla strada del graduale abbandono del ciclo integrale basato sull’uso del carbone, in favore di quello con forno elettrico, basato sull’uso del preridotto, prodotto a partire dal gas naturale, sperimentando forme di cattura e riutilizzo della CO₂ e, in una prospettiva più lunga, anche sulla produzione e l’uso dell’idrogeno».