
L’Associazione dei Commercianti di Casalinghi, Ferramenta, Vetro e Ceramica di Milano racconta il periodo di lockdown e la fase 2 in un territorio colpito più di altri dall’emergenza. Ce ne parla il presidente Stefano Fornaro, al suo primo anno di mandato, in un’intervista in pubblicazione nel numero di Ferrutensil in uscita. Ecco alcune anticipazioni…
Nata nel 1945 e aderente all’Unione Confcommercio di Milano, Lodi, Monza e Brianza, l’Associazione dei Commercianti di Casalinghi, Ferramenta, Vetro e Ceramica della provincia di Milano tra le poche in Italia che riunisce il dettaglio tradizionale nel settore, nel corso degli anni, ha continuato a evolvere di pari passo con le esigenze dei soci e dei settori di riferimento. Tra le principali finalità dell’associazione rientra la promozione e la tutela degli interessi etici, professionali ed economici degli associati nei confronti delle istituzioni e del mercato ed è molto attiva sul fronte informativo e consulenziale su tutti gli aspetti del “fare impresa”. L’Associazione è presieduta da settembre 2019 da Stefano Fornaro (nella foto) che, nel primo anno del suo mandato, ha guidato l’associazione in un momento di emergenza sanitaria ed economica.
Partiamo dall’attualità, cosa è successo al dettaglio milanese ferramenta e casalinghi durante il lockdown e la fase 2?
È stato un periodo strano e difficile che ha messo a dura prova la pazienza di tutti. Lo abbiamo affrontato con la voglia di ripartire. I negozi ferramenta (che non si sono mai fermati) sono stati agevolati anche se hanno dovuto affrontare, nel periodo peggiore, l’apertura al pubblico con molte incertezze negli obblighi normativi. Il servizio verso la propria clientela è un dovere che sentiamo molto stringente oltre che un presidio di prossimità, ma bisogna anche considerare il dover lavorare affrontando il rischio con un’alta esposizione al virus. Ci sono state tante incoerenze tra le categorie del commercio generate da codici Ateco differenti. Oggi è importante che la città, e tutta la nazione, riesca a riprendere una normalità al più presto possibile: siamo ancora lontani, ma è un traguardo per il quale tutti ci stiamo impegnando.
Nel primo periodo di lockdown, i Decreti del Presidente del Consiglio hanno consentito la riapertura dei negozi di ferramenta, mente tutte le altre attività, comparto del casalingo compreso, sono rimaste serrate per 70 giorni (dal 10 marzo al 18 maggio scorso). La città si è svuotata, l’Università bloccata, il centro rimasto deserto. Il dettaglio milanese è stato molto diligente, rispettando le disposizioni dei diversi Dpcm. La categoria ferramenta ha potuto continuare l’attività per la vendita di beni di prima necessità e presidi medici e disinfettanti, ma anche per interventi di pronto soccorso tecnico come riparazioni di idraulica, termoidraulica o serrature. L’altra metà dei nostri associati ha dovuto invece chiudere e attendere la ripartenza, potendo attivarsi con vendite online per chi era organizzato in questo canale e consegne a domicilio, per garantire il servizio ai clienti.
Da quando siamo ripartiti (situazione ancora attuale), il ritmo di attività è più blando per una serie di motivi: prima di tutto, non possiamo accogliere il cliente come si faceva una volta, oggi il cliente entra per acquisti mirati, deve mantenere la distanza, non può toccare i prodotti e così si è persa quella parte del rituale di accoglienza e di vendita che era alla base del successo dell’attività.
A livello associativo stiamo ancora raccogliendo i numeri della flessione: siamo ripartiti in velocità, ma con un quadro gestionale complesso che contempla personale ancora in cassa integrazione per problemi economici e questioni di spazi di sicurezza.
Quale fase 3 ci attende a vostro giudizio?
È difficile dirlo, dipenderà anche da come ripartiranno tutte le altre attività in città. Cerchiamo in ogni caso di essere positivi anche perché ci imponiamo di avere questo atteggiamento: stiamo preparando i programmi strategici classici dell’autunno, nella speranza che non ci sia una nuova ondata del virus. Anche il turismo straniero sta iniziando a tornare, almeno nelle zone centrali della città, ma rispetto a prima, non c’è confronto. Tutti gli eventi in store che organizzavamo oggi sono fermi, e lo saranno fino a Natale, perché ancora le regole non sono chiare per capire come potranno essere gestite e in negozio non abbiamo gli spazi per garantire le distanze sociali.
Il negozio di prossimità ha assunto un nuovo valore negli ultimi mesi?
Sicuramente sì, questo è un lato positivo di questa drammatica esperienza. Essendo obbligati a spostamenti limitati, i residenti ci hanno riscoperto tornando ad acquistare nelle botteghe di quartiere e nei negozi di prossimità invece che nei centri commerciali, rinnovando la relazione con il canale tradizionale. Speriamo che questa onda positiva prosegua e la clientela ricordi il servizio che le è stato garantito con sacrificio in questi ultimi mesi, sia in città che in provincia.
La funzione del commercio al dettaglio e il ruolo dei negozi di prossimità è molto importante, una vera e propria garanzia contro la desertificazione dei quartieri cittadini soprattutto in grandi città come Milano, anche se siamo consapevoli che, negli ultimi anni, le cose siano andate cambiando nelle abitudini della clientela. Non dobbiamo dimenticare quanto ogni negozio conosca la propria zona, anche storicamente e i propri residenti rappresentando un reale presidio sociale nel territorio.
(continua in Ferrutensil di luglio-agosto 2020)