Manifatturiero: attese positive per il 2023 su fatturati e mercato
Secondo l’Osservatorio Mecspe sul III quadrimestre 2022 quasi 8 imprese su 10 hanno visto un fatturato in crescita o stabile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Pur registrando un rallentamento nella seconda metà dello scorso anno, il fatturato dell’industria nel 2022 ha registrato nel complesso una crescita annua sensibile, pari a +18,0% (Istat – Fatturato dell’industria – dicembre 2022). Un comparto, quello dell’industria manifatturiera, che con le sue 457mila imprese attive si conferma un pilastro per il tessuto produttivo italiano. La fiducia del settore è confermata anche dai dati presentati lo scorso 29 marzo durante l’evento inaugurale di Mecspe, la fiera internazionale di riferimento per l’industria manifatturiera organizzata da Senaf.
Secondo l’Osservatorio Mecspe sul III quadrimestre 2022 (condotta da GRS Ricerca e Strategia su un campione di 1.074 aziende manifatturiere italiane, utilizzando il metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing), nonostante l’impatto che nell’ultima parte dell’anno hanno avuto l’aumento dei prezzi delle materie prime (per il 75%) e dei costi energetici (per il 73%), quasi 8 imprese su 10 hanno archiviato l’ultimo quadrimestre del 2022 con un fatturato in crescita o stabile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e ben tre quarti hanno potuto contare su un portafoglio ordini adeguato. A questi si aggiungono un alto livello di soddisfazione relativo all’andamento della propria azienda (positivo per il 68%) e una fiducia generale che vede solo una piccola quota critica (5%).
Sulla scia di questi risultati, anche le previsioni per il 2023 mostrano uno scenario positivo, ma bisognerà capire come evolveranno alcuni fattori esterni che non dipendono direttamente dalle imprese. Il caro energia fa sicuramente meno paura (16% vs 49% a ott. ‘22), ma aumentano le incognite dovute all’inflazione (la teme il 17%; + 12 p.p. vs ott. ‘22) e all’evoluzione della guerra Russia-Ucraina (per il 22%). Nonostante questo, ben 8 imprenditori su 10 prevedono di chiudere il 2023 con un fatturato in aumento o stabile, potendo contare su una previsione di crescita del mercato nei prossimi tre anni.
Si tratta di imprese che continuano a puntare sulla crescita (68% lo farà nei prossimi due anni), in termini di aumento dimensionale oppure ampliando la produzione in nuovi settori, o puntando sull’internazionalizzazione. Oltre un quarto sta anche valutando entro i prossimi due anni operazioni di M&A (Mergers&Acquisitions).
Lo stop della produzione di motori termici a partire dal 2035, con una eventuale deroga a quelle alimentate con gli e-fuel, è giudicato negativamente dal 57% degli imprenditori, percentuale che cresce fino al 64% se si considerano le aziende che operano principalmente per il settore automotive. Questa scelta, infatti, privilegerà i produttori esteri, richiederà sforzi importanti e continui sul fronte della dell’attività di ricerca e sviluppo e comporterà una conversione delle linee produttive con costi elevati.
Pensando al futuro, cosa devono fare le imprese? Le aziende manifatturiere devono spingere l’acceleratore verso un percorso di trasformazione digitale: un primo passo è stato già fatto, dato che a oggi quasi 7 aziende su 10 dichiarano di aver avuto nell’ultimo anno (mediamente o molto/abbastanza) una crescita digitale, ma bisogna continuare a investire.
Per un “salto” di questa portata servono competenze adeguate e su questo le nostre imprese si dividono: da un lato chi ha già formato o assunto personale con formazione adeguata a fare fronte alla trasformazione 4.0 (59%) e dall’altro chi ritiene di non essere ancora pronto (27%). Ed è proprio sulla formazione che i Competence Center, istituiti dal MISE con l’obiettivo di supportare le imprese nella rivoluzione in chiave di Industria 4.0, possono fornire un supporto prezioso per la crescita del comparto, anche se ad oggi sono ancora poco sfruttati dalle imprese (solo dal 7%).
Di cosa hanno bisogno gli imprenditori per migliorare i processi di digitalizzazione e il loro livello di competenze? Di risorse e incentivi. Su questo un aiuto arriva dal Piano Nazionale Transizione 4.0 del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che prevede crediti d’imposta per stimolare investimenti in beni strumentali, in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, anche nell’ambito green, e in formazione 4.0. I primi risultati già si vedono: oltre la metà degli imprenditori (53%) dichiara di averne già usufruito e quasi 2 su 10 contano di farlo entro il 2023. Guardando all’anno in corso, quasi 4 su 10 pensano di richiedere incentivi per l’acquisto di beni strumentali utili alla trasformazione digitale e il 31% per la formazione 4.0; quasi un terzo, al contrario, non vuole usufruirne.