
Lo storico grossista piemontese racconta l’esperienza degli ultimi mesi tra incertezza, crescita a doppia cifra e solidarietà tra aziende concorrenti in una filiera che si è confermata sana.
La Safit opera come grossista di ferramenta in Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta. Grazie alla sua localizzazione strategica a Torino in una posizione commercialmente molto favorevole collegata alla tangenziale e vicino al centro città, serve oltre un migliaio di rivenditori del settore evadendo gli ordini entro le 24h.
Con Pietro Aldé, amministratore delegato dell’azienda, abbiamo ripercorso la recente evoluzione dell’azienda che ha mantenuto alto il proprio ruolo nella filiera tradizionale affrontando con determinazione la fase dell’emergenza al fianco dei propri clienti e fornitori.
“La Safit si rivolge esclusivamente al dettaglio “tradizionale” e ai rivenditori in molteplici filiere, ferramenta utensileria, materiali edili, agrarie, colorifici, con cui cerca di instaurare un rapporto di fiducia per essere un partner fornitore di servizi e consulenza oltre che di merce. Per scelta, non siamo presenti nel canale online e non vendiamo alle grandi superfici GD/GDS.
Come avete vissuto il periodo di lockdown e la fase2?
La fase di lockdown è stata vissuta con molta preoccupazione verso le possibili modalità di riapertura e grandissima incertezza dovuta alla difficile comprensione delle disposizioni governative. Mentre i nostri negozi clienti erano autorizzati a rimanere aperti, noi grossisti avremmo dovuto rimanere chiusi. Anche nei successivi decreti governativi questa incongruenza non è stata sanata, nonostante l’associazione di categoria, Assofermet, abbia lavorato politicamente bene facendo pressioni affinché venisse inserito anche il codice Ateco dei grossisti di ferramenta all’interno dei presidi indispensabili al mercato. Un altro aspetto importante di questa fase, che vorrei sottolineare, è stata l’ottima collaborazione instaurata con i nostri colleghi grossisti sia piemontesi che lombardi per concordare i periodi di apertura e chiusura e cercare insieme soluzioni operative.
La ripartenza è stata invece caratterizzata da uno stress di tipo diverso: abbiamo dovuto creare protocolli di sicurezza cercando di interpretare le norme ufficiali di legge per consentire all’azienda di operare e per prevenire la diffusione del virus, nell’incertezza per possibili controlli delle autorità che non abbiamo vissuto, ma che sono avvenuti in altre aziende.
Sul fronte commerciale, invece, abbiamo avuto la gradita sorpresa di non riscontrare un problema di insoluti e ritardi nei pagamenti e, salvo rarissime eccezioni, sono stati tutti puntuali a dimostrazione della solidità della nostra filiera, caratterizzata da persone con etica e coscienza che non intendono speculare sull’emergenza pandemica. E infine l’attività di vendita che si temeva fosse in crisi, ha presentato forti incrementi rispetto ai mesi degli anni precedenti. Questo ci ha permesso di recuperare velocemente quanto perso nelle settimane di chiusura totale o parziale.
Ha però generato un forte stress derivante da percentuali di crescita oltre la doppia cifra con fornitori ancora chiusi o con magazzini sguarniti e difficoltà di approvvigionamento su certo articoli anti-covid (come guanti e mascherine). Questo ha evidenziato in modo eclatante il grande ruolo che hanno avuto i grossisti, sia verso i loro clienti dettaglianti sia, questo bisogna evidenziarlo, verso quei produttori che, avendo una buona collaborazione con i distributori, si sono trovati i loro prodotti disponibili al mercato mentre ancora erano chiusi. Una collaborazione, quindi, sia a monte sia a valle, che non esito a definire eccezionale. Siamo stati in prima fila a rischiare la salute e i controlli per mantenere viva la filiera tradizionale.
(continua in Ferrutensil di ottobre…)