
Dal 1° gennaio, lo sconto in fattura sarà cancellato, resterà solo per i grandi interventi.
Dal 1° gennaio, lo sconto in fattura sarà cancellato, resterà solo per i grandi interventi, sopra la soglia di 200 mila euro. Lo ha deciso la commissione Bilancio del Senato, con due emendamenti alla manovra, rivedendo in parte la prima decisione che puntava alla cancellazione completa del meccanismo fiscale a favore di chi effettua interventi legati alla riqualificazione energetica “ecobonus” o antisismici “sisma bonus”.
Dal primo gennaio non sarà quindi più possibile ottenere dal proprio fornitore l’anticipo, al momento dell’acquisto, dell’esatto importo del bonus fiscale collegato alla spesa sostenuta, lasciando aperta solo la strada della cessione del credito.
Un emendamento che ha visto come promotrice Roberta Toffanin (Forza Italia) e ha portato alla drastica decisione, anziché correggere il meccanismo come era stato inizialmente previsto.
Soddisfazione nelle associazioni di imprese che a più riprese avevano espresso preoccupazione sollevando perplessità sulle possibili distorsioni prodotte dalla norma. La sua applicazione penalizzava i piccoli produttori con una ridotta capienza fiscale e anche l’Antitrust aveva più volte denunciato perplessità.
Alcune delle associazioni che rappresentano la filiera del settore edilizio/ impiantistico italiano avevano chiesto a gran voce la soppressione dell’art. 10 del “Decreto crescita”, con il quale è stato introdotto il cosiddetto “sconto in fattura” a favore di chi effettua interventi legati alla riqualificazione energetica (“ecobonus”) o antisismici (“sisma bonus”).
Dopo aver già manifestato pubblicamente le proprie riserve sull’efficacia del provvedimento e sugli effetti distorsivi che questo avrebbe prodotto sul mercato dei settori coinvolti, ANGAISA, CNA Installazione di Impianti e Confartigianato Termoidraulici avevano deciso di scendere in campo insieme per chiedere a gran voce, congiuntamente, la soppressione dell’art. 10.
Secondo le associazioni firmatarie dell’appello indirizzato al Governo, questo meccanismo – “Penalizza gravemente le piccole e medie imprese installatrici e distributrici, avvantaggiando un ristretto gruppo di operatori (tra cui le principali multi-utilities) caratterizzati da una grande forza economica e organizzativa, gli unici che potranno farsi carico degli oneri finanziari direttamente connessi ai nuovi incentivi”.
Per Pietro Gimelli, direttore generale di Unicmi ha sottolineato pubblicamente – “Non è ancora finita, ma ci siamo vicini. Unicmi intende aspettare la fine del percorso prima di considerare la partita finita. Questo risultato è frutto di una sinergia operativa tra tutte le associazioni del comparto che porta finalmente chiarezza sul mercato, permettendo di orientare l’offerta sulla reale qualità dei prodotti”.