
In Italia solo il 22% degli eshop vende all’estero
Un dato lontano da altre realtà europee come Spagna e Francia, in cui gli eshop che vendono all’estero sono il 50%.
Il cross border trade, ossia la possibilità di vendere online anche all’estero, rappresenta un’opportunità per tutti gli attori coinvolti nella digital economy. Un recente report di Eurostat ha messo in luce come l’e-commerce in Europa gode di ottima salute: nel Regno Unito, ad esempio, l’86% degli utenti internet utilizza il canale online per fare acquisti, in Svezia la percentuale è dell’84% ed in Germania dell’82%.
Considerando che in Italia la percentuale si attesta attorno al 43%, contro una media europea del 68%, risulta chiaro il vantaggio di un e-shop nostrano che decida di vendere anche all’estero: presentarsi su un mercato internazionale ed allargare notevolmente il proprio bacino d’utenza. A fronte di netti vantaggi per tutti gli attori coinvolti, i dati del report 2019 di Idealo – il portale internazionale di comparazione prezzi leader in Europa – fanno riflettere: in Italia solo il 22% degli e-shop vende anche al di fuori del proprio Paese. Dato ben lontano da altre realtà europee come Spagna e Francia, in cui gli e-shop che vendono all’estero sono il 50%, ma anche Regno Unito e Germania in cui il dato è rispettivamente del 48% e del 46%.
Un altro dato poco incoraggiante messo in luce da Idealo mostra una scarsa apertura dell’e-commerce italiano al resto d’Europa: solo l’8% dei negozi digitali in Italia presenta il proprio eshop in una seconda lingua differente dall’italiano. Si tratta di un dato, però, che risulta tendenzialmente basso in tutta Europa, e che vede gli e-commerce spagnoli e britannici in testa con il 24% di portali in doppia lingua, seguiti dalla Germania al 12% e dalla Francia al 10%.
Infine, al momento sono pochissimi gli e-shop italiani che hanno fatto qualcosa per quanto riguarda le possibilità di pagamento: solo nel 4% dei casi è possibile pagare in una valuta differente dall’euro. Si tratta di un dato tendenzialmente basso in tutta Europa con gli e-shop inglesi che si aprono ad altre valute nel 24% dei casi, seguiti da quelli spagnoli (8%), tedeschi (4%) e francesi (2%).