
Vendite, Confesercenti: serve un tavolo per rilanciare il commercio di prossimità
La presidente Patrizia De Luise commenta così il momento economico: “E’ crisi strutturale, chiudono 14 negozi al giorno: così le città si trasformano. Serve un tavolo per rilanciare il commercio di prossimità”.
A giugno il commercio ha provato a ripartire, ma la strada per uscire dalla stagnazione è ancora lunga. La buona performance del mese – +1,9% su maggio – non basta infatti a recuperare un 2019 ancora piatto sotto il profilo delle vendite, aumentate di appena lo 0,3% nei primi sei mesi dell’anno. Ma a correre sono solo il web (+13,7%) e la grande distribuzione (+4,7%), mentre i piccoli negozi continuano la retromarcia nella zona negativa: la variazione acquisita fino a giugno di quest’anno è del -0,9%.
Così Confesercenti commenta i dati Istat relativi alle vendite del commercio al dettaglio in giugno – “Da Istat arrivano dati positivi, ma manca l’attesa inversione di rotta, in particolare per le piccole imprese. Se continua così, quest’anno spariranno ancora più di 5mila attività commerciali, al ritmo di 14 al giorno”, commenta la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. “I negozi di vicinato sono in una situazione di forte difficoltà. Una crisi che sembra ormai essere strutturale e che si riverbera sul tessuto sociale ed urbano, rischiando di modificare anche l’impronta delle nostre città e dei centri storici, un tratto che caratterizza l’Italia nel mondo”.
“Abbiamo già chiesto, e lo ribadiremo nei prossimi incontri con il governo, un tavolo non di crisi ma di rilancio per i negozi di vicinato”, conclude De Luise. “Servono interventi mirati a consolidare le imprese esistenti ed a ridurre i rischi di chiusura, dagli affitti dei locali commerciali alla formazione degli imprenditori. Ma anche una strategia di alleggerimento della pressione fiscale, a partire dai rinnovi dei contratti di lavoro, per ridare fiducia alle famiglie ed alle imprese della distribuzione”.
“In questo momento le decisioni importanti da prendere sono molte: c’è la spada di Damocle degli aumenti Iva, ma occorre impostare anche la riforma del fisco ed il rilancio di lavoro e consumi. La priorità per le imprese è uscire dall’incertezza e dare stabilità al Paese: se non ci sono governi con prospettive credibili, è meglio andare al voto al più presto. Dobbiamo arrivare preparati all’appuntamento con la Legge di Bilancio. Modi e tempi della crisi competono alla politica, ma in un momento così difficile è nostro dovere prendere posizione e rappresentare con chiarezza le difficoltà delle imprese. Che non hanno paura del confronto, ma dell’indeterminatezza. Abbiamo necessità di un governo credibile sui mercati ed autorevole con la UE, con la quale dobbiamo instaurare un rapporto costruttivo per affrontare, insieme, le sfide della competizione globale. Un esecutivo di emergenza, dichiaratamente a tempo o comunque non grado di arrivare fino a fine legislatura, che litighi sulle scelte fondamentali, non serve”.