Assovernici avverte: non basta la presenza di un simbolo perché il prodotto in questione possa essere considerato, ad esempio, una vernice antibatterica.
In epoca di pandemia, su vernici e pitture si sono moltiplicate diciture, pittogrammi e immagini che riconducono a capacità di rimozione di germi e batteri, accendendo i riflettori sulle caratteristiche antibatteriche e antivirali di vernici e rivestimenti, come su tutti i disinfettanti e i materiali in grado di contrastare la crescita microbica.
Sono così proliferati messaggi commerciali orientati a far leva su proprietà a tutela della salute della vernice antibatterica, generando aspettative non sempre realistiche. È quanto emerge dalle rilevazioni curate da Assovernici – l’Associazione che rappresenta i produttori di pitture e vernici per edilizia, produttori di vernici in polvere per l’industria e vernici liquide per l’industria. L’Associazione evidenzia la diffusione di messaggi promozionali che rivendicano presunte proprietà disinfettanti, spesso senza essere comprovate dalle corrispondenti autorizzazioni, oltre a diciture che utilizzano impropriamente il simbolo della croce rossa, per richiamare prodotti registrati come Presidi Medico Chirurgici, o addirittura si avvalgono di riferimenti a certificazioni non pertinenti, come HACCP, che riguarda la sicurezza igienica degli alimenti, e ISO 22196, relativa alla determinazione antibatterica su materie plastiche e materiali non porosi, perciò non adatta alle idropitture.
I prodotti con funzione antibatterica possono essere commercializzati solo dopo l’autorizzazione del Ministero della Salute o della Commissione Europea.
«Vernici e rivestimenti possono fornire un importante contributo per garantire un ambiente indoor sano e impedire la diffusione di microrganismi, ma devono rispettare diversi requisiti normativi ed essere documentati da adeguate evidenze empiriche» spiega Massimiliano Bianchi, Presidente di Assovernici. I prodotti che vantano una funzione primaria di disinfezione sono infatti classificabili come biocidi e in Italia possono essere commercializzati solo dopo l’autorizzazione del Ministero della Salute o della Commissione Europea, che deve essere chiaramente indicata sulle etichette e nei relativi messaggi promozionali.
Solo quando i prodotti sono “trattati” con biocidi – per preservare le caratteristiche del preparato e non per espletare una funzione attiva di disinfezione esterna – non è necessaria l’autorizzazione e sono applicabili gli obblighi di etichettatura degli articoli trattati, così come previsto dalla normativa europea Biocidal Products Regulation (BPR).
Assovernici si fa portavoce di un sistema virtuoso di comunicazione commerciale su pitture e vernici.
«La complessità di questo scenario ha spinto l’Associazione a farsi portavoce di un sistema virtuoso di comunicazione commerciale, nel rispetto dei canoni di correttezza e responsabilità, entrando a far parte dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) come soci sostenitori – dichiara Massimiliano Bianchi –. La scelta rientra in un percorso orientato a diffondere la corretta “cultura delle vernici” mettendo al centro responsabilità, informazione e trasparenza».
Il problema della corretta comunicazione è centrale nel settore delle pitture e vernici, strategico che nel nostro Paese genera un volume di affari pari a 2 miliardi di euro, impiegando circa 10.000 addetti. In Europa, l’Italia è al primo posto per la produzione di vernici in polvere destinate all’industria e al terzo per la produzione di vernici per l’edilizia. Un settore che riveste un ruolo cruciale per incentivare la crescita qualitativa del mercato delle costruzioni, ma anche della competitività del sistema industriale nel suo complesso, dal momento che i prodotti vernicianti entrano nei processi produttivi di innumerevoli settori utilizzatori condizionando prestazioni, qualità e vita utile dei manufatti industriali.